martedì 18 novembre 2008

Infezione da Zecche

Il batterio Ehrlichia ewingii, che si riteneva potesse colpire soltanto gli animali, ha causato l'ehrlichiosi in almeno quattro soggetti negli ultimi anni. Lo hanno reso noto i ricercatori Gregory Storch e Richard Buller della Washington University School of Medicine di Saint Louis. L'ehrlichiosi è un'infezione trasmessa dalle zecche, causata dal genere batterico Ehrlichia, che si manifesta con febbre e danni a carico del sangue: anemia, diminuzione del numero di globuli bianchi (leucopenìa) e di piastrine (trombocitopenìa), innalzamento della transaminasi. Nel periodo che va dal 1986 al 1993 furono individuati due ceppi di ehrlichia, endemici nello stato del Missouri, in grado d'infettare anche l'uomo. Il primo colpisce in particolar modo le cellule del sangue chiamate monociti - che costituiscono il 3-6 per cento dei globuli bianchi - e causa la forma nota come ehrlichiosi monocitica; il secondo ceppo produce l'ehrlichiosi granulocitica, poiché attacca soprattutto i granulociti, che svolgono la loro attività fagocitaria principalmente durante i processi infiammatori. Con gli anni novanta, i ricercatori sono riusciti a mettere a punto una procedura di diagnosi molto efficace, basata sulla tecnica di reazione a catena della polimerasi (PCR), con una prova generica per il batterio e due prove specifiche per individuare i singoli ceppi umani di ehrlichia. Il test, effettuato su un campione di 413 pazienti sospettati di aver contratto l'infezione, presentava un rompicapo: quattro soggetti, tra i sessanta risultati positivi alla prova generica, erano negativi a entrambe le prove specifiche. «Dopo alcuni studi capimmo che si trattava del ceppo Ehrlichia ewingii» ha spiegato Max Arens, assistente di Gregory Storch. «Lo stesso batterio che causa la malattia nei cani, nel bestiame e in altri animali.» La scoperta rappresenta un passo in avanti per la lotta contro un'infezione facilmente curabile con antibiotici, ma che può portare alla morte se trascurata. «L'ehrlichiosi è difficilmente diagnosticabile da medici che non hanno un'informazione specifica» ha commentato Storch. «Molti di loro non riconoscono la malattia anche in presenza dei sintomi classici. Una diagnosi appropriata può in questo caso fare la differenza tra la vita e la morte.»

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