martedì 18 novembre 2008

L'Evoluzione Zootecnica del Cane Corso

Immeritatamente sono stato invitato a questo convegno per fare il punto sull’evoluzione della razza a ormai quasi 10 anni dalla stesura e dal riconoscimento dello standard, standard uscito dalla collaborazione tra il compianto dottor Antonio Morsiani e gli esponenti della SACC. Dico immeritatamente perché non ho partecipato alla stesura dello standard, non ho vissuto l’”Epoca dei Pionieri” ed oltre tutto è ormai un anno che non giudico questa razza per le note vicende che hanno portato la mia auto sospensione. Tuttavia credo di avere qualcosa da dire agli amici che da più parti e con diversi mezzi contestano lo standard faticosamente elaborato.

di Guido Vandoni

Come sempre avviene quando si “fonda” una razza a partire da soggetto fino allora allevati senza regole dai pochi appassionati esistenti, i Pionieri si sono trovati di fronte a un materiale molto eterogeneo nell’ambito del quale non è stato agevole individuare i soggetti considerabili prototipi ai fini della stesura di uno standard. Ciò ha autorizzato, taluni in passato e ancora oggi tal’altri, a dubitare che il Cane Corso fosse quello descritto dallo standard stesso. Certe polemiche, che ancora serpeggiano su una parte della stampa specializzata, sostenute sia da appassionati che da alcuni cinotecnici, confermano che a tutt’oggi non sembrerebbe esistere una completa unanimità di vedute. Per mia esperienza personale, so che ciò è successo anche con il Mastino Napoletano. Frequentando i ring dei Mastini Napoletani da tanti, tantissimi anni, ricordo perfettamente che, parlo della fine degli anni Sessanta, quindi circa 20 anni dopo il riconoscimento ufficiale entrando in un ring di mastini ci si trovava di fronte ad un ammasso di cani di razze differenti: chi aveva degli alani, chi dei basset, chi dei boxer di colore grigio e via discorrendo. Quando si parlava di molosso italico si faceva riferimento a un molosso molto variegato nelle sue caratteristiche morfologiche, riscontrabile in un’iconografia assai vasta, iconografia – diciamolo francamente – utilizzata indifferentemente dai sostenitori del Mastino Napoletano e del Corso.

Non è dubbio che le due varietà di molossi, quello pesante per il combattimento e quello leggero per la caccia, siano sempre esistite e certamente sono state liberamente incrociate tra loro. Per esperienza personale e per quanto riscontrato dai colloqui con i vecchi mastinari, per molti anni dopo il riconoscimento si sono sempre avuti nelle cucciolate soggetti pesanti accanto a soggetti più leggeri. Morfologicamente sempre si sono distinti. I leggeri fin da cuccioli dimostravano inequivocabilmente una tendenza ad essere prognati, ad avere assi convergenti, ad avere pelle più sottile, ecc.

Affrontando il problema dal punto di vista dell’assetto ormonale (sono state fatte in questo senso esperienze), se si tratta di una cucciolata di Mastini Napoletani con grandi dosi di ormone tiroideo, si possono non dico trasformare in Cani Corsi, ma certamente diluire le caratteristiche di una razza tanto da poterla far avvicinare all’altra. Non è dubbio che la selezione che l’uomo ha forzatamente indotto in molte razze si è spesso indirizzata a selezionare caratteristiche para-patologiche. La selezione del Mastino Napoletano comunque è stata indirizzata allo scopo di ottenere dei cani più simili possibile a cercare prototipi pesanti che sono stati visti e identificati nella campagna napoletana. Analogamente, nel caso del Corso ci si è indirizzati a soggetti che si avvicinassero si a certi prototipi della iconografia del passato, ma anche a soggetti cosiddetti rustici, individuati in qualche masseria pugliese. Così come nelle masserie il materiale non brillava certo per uniformità, tra gli stessi riferimenti iconografici si è pure dovuto discernere fra una tipologia e l’altra, in quanto i cani dei Briganti di Pinelli sono ben diversi dai cani che lo stesso Pinelli descrisse in lotta o come giustizieri di cristiani. E’ indubbio però che tanti riferimenti (lo stesso Pinelli, Filippo Hacker e via dicendo) ci riconducono a un tipo che era comunque presente con una certa frequenza in molte masserie del Sud.

Il mettere in discussione tutto questo duro e, diciamolo francamente, disinteressato lavoro solo perché certi soggetti da taluno selezionati divergono dai prototipi scelti o perché si avvicinano di più a certe vecchie foto di cui si è venuti avventurosamente in possesso, serve solo a minare lo sviluppo della razza, a indebolire la posizione internazionale del nostro Paese come garante del Cane Corso, proprio in un momento estremamente delicato alla luce del vorticoso interesse creatosi attorno a questa nostra razza.

Fatte queste doverose premesse passiamo ora ad analizzare i vari punti dello standard per verificare ove si focalizzano i maggiori problemi di selezione. Vediamo dunque, alla luce di questi disegni ideali (disegno 1 e disegno 2) dove si annidano i maggiori problemi selettivi e dove non esiste unanimità di consensi. Perché, diciamolo francamente, è proprio dove si annidano le difficoltà selettive che si accendono le discussioni. L’uomo per sua natura è portato a battere le strade più facili anche a costo di raggiungere poi risultati dubbi, deboli e anche volgari.

MORFOLOGIA GENERALE

Premetto che il Cane Corso non è proprio un cane “naturale”. Cosa intendo per cane naturale? Intendo dire che non si inserisce fra quella caratteristica struttura mesomorfa verso cui tutte le razze canine tendono ad andare. Tendono ad andarvi le razze selezionate e fissate da secoli, a maggior ragione vi tendono quelle razze che pur essendo antiche, come la nostra, sono di recente opzione selettiva. Dunque cominciamo ad osservare che la taglia tende a sfuggici verso l’alto. Questa non è proprio una tendenza naturale ma è evidentemente legata a una scelta di riproduttori nel passato, spesso non conformi. Il Cane Corso è un soggetto tendenzialmente compatto. La lunghezza del tronco supera di circa il 10-11% l’altezza al garrese, ma nella nostra popolazione ci troviamo spesso di fronte a soggetti tendenzialmente lunghi.

Ma non sono questi i problemi principali. Rispetto al disegno ideale, qui riprodotto e ricavato dal volume pregevolissimo di Casolino e Gandolfi, la maggior parte dei soggetti che noi incontriamo nei ring, presenta, a livello di tronco, un garrese poco rilevato e delle angolature del posteriore che lasciano molto a desiderare, presentando angoli femorotibiali tendenzialmente aperti. Se questo difetto di posteriore sia legato a errate conformazioni scheletriche, oppure – come io ritengo molto più probabile – a problemi di patologia ossea, come la displasia dell’anca e del ginocchio, che si estrinsecano nella necessità del soggetto di dislocare il baricentro più verso l’anteriore a causa dei problemi di dolenzie o di equilibrio, è argomento ancora tutto da discutere. E’ indubbio che più approfondite indagini radiografiche ci permetteranno quadri più precisi.

Angoli Importanti

Angoli importanti:
A = angolo-seminasale; B = inclinazione del collo; C = inclinazione della spalla;
D = inclinazione dell'omero; E = inclinazione del metacarpo;
F = inclinazione della groppa; G = inclinazione del femore;
H = angolo tibio-metatarsico; I = inclinazione del garretto col suolo;
C + D = angolo scapolo-omerale: 106°-100°.

Proporzioni importanti

Proporzioni importanti:
CD = altezza al garrese; AB = 36% CD; CE = 11% CD + CD;
FG = _CD; LM = 31-32% CD; NO = 26% CD;
HI = AB; AP = 34% AB.
 

MA PASSIAMO ALLA TESTA

E’ proprio nella testa che il Cane Corso può essere definito un “cane forzato”. Le proporzioni sono quelle di un molosso ide con il muso innaturalmente più corto del cranio. Ecco dunque la prima difficoltà selettiva, difficoltà che deve essere sempre esistita se è vero che i famosi cani dei Briganti di Pinelli ci vengono illustrati cono rapporti a 1:1.

L’altra difficoltà che selettivamente si incontra in una razza poco fissata come la nostra, è quella dell’andamento degli assi della testa che, nel nostro caso, devono essere ben visibilmente convergenti anche se ovviamente in modo meno marcato che nel Boxer. Se si pensa che anche in quest’ultimo, che si seleziona ormai da più di un secolo, è sufficiente allentare il rigore selettivo per vederlo sconfinare in modo preoccupante, non dovrebbe essere difficile immaginare quali e quante possano essere le difficoltà dei nostri poveri amici allevatori del corso.

A tutto ciò, tanto per complicare ulteriormente le cose, si deve aggiungere la chiusura dentale e conseguentemente il profilo anteriore del muso. Qui dico subito che mi trovo in una posizione un po’ critica, non tanto nei confronti dello standard, quanto nell’interpretazione troppo spesso fiscale che viene data a esso in giudizio. Mi riferisco in particolare alla chiusura dentale: è ovvio che se sommiamo le difficoltà di avere corretti rapporti cranio/muso, corretto andamento degli assi, corretto profilo anteriore del muso, buona quadratura della mandibola, pur di fronte a una correlazione fra tutti questi punti, non possiamo escludere che spesso qualcosa ci sfugga.

Ebbene, il fiscalizzare in modo eccessivo la chiusura penalizzando fortemente la chiusura a forbice o quella a tenaglia mi sembra esagerato. Io dico che di fronte a buone quadrature di muso, corretto andamento degli assi, non posso ragionevolmente penalizzare una chiusura non perfettamente corretta. Quanto affermato ha ovviamente una valenza provocatoria. Penso tuttavia che questo argomento potrebbe essere oggetto di discussione dopo la relazione del dottor Bonetti.

ANALIZZIAMO ORA L’ESPRESSIONE FRONTALE

Molto importanti nell’espressione frontale – devo dire che spesso riscontro nei nostri ring espressione non corrette – sono da un lato la posizione e la forma dell’occhio e dell’altro, altro elemento correlato, un eccessiva ipertrofia dei masseteri e delle arcate zigomatiche. Io ritengo che questi difetti possano essere fatti risalire a introduzioni nel passato di sangue estraneo, in particolare mi riferisco all’ipotizzabile utilizzo di qualche Bull Mastiff. Perché dico questo? Perché nel Mastino Napoletano – cugino stretto del Cane Corso – e nei Cani Corsi da masseria che ho avuto l’opportunità di incontrare, questo elemento negativo non è e non era presente.

Come noto, l’occhio deve essere in posizione sub frontale. Molto spesso noi troviamo delle forme poco corrette vuoi per cattiva posizione dell’occhio, vuoi per eccesso di rilassatezza delle rime palpebrali che di fatto danno un ingannevole impressione del suo posizionamento reale.

Il colore è evidentemente un punto dolente, ma in questa fase di sviluppo della razza io non mi sento di penalizzare fortemente il colore degli occhi anche perché la grande varietà dei mantelli non può che creare grande confusione in proposito. Io direi che l’argomento colore degli occhi e la sua correlazione corretta con il mantello dovrebbe essere un problema da affrontarsi con l’ausilio di un attenta analisi genetica. E’ certo che si tratta di un problema importante perché anch’esso strettamente correlato all’espressione, ma non deve e non può essere esaurito ne nel semplice giudizio espositivo ne nell’ambito di questo convegno. Propongo che sia affrontato dai genetisti in un prossimo incontro.

Sempre riguardo la testa, io direi –tanto per stringere – che gli altri punti di attenzione nel giudizio e nelle indicazioni selettive dovrebbero essere la forma del tartufo, il labbro che talvolta è eccessivamente rilassato, abbondante e poco tonico. Per quella che è la mia esperienza do ring, devo anche dire che in genere le grosse varianti di tipo che si incontrano riguardano lo stop, spesso insufficiente, accompagnato ovviamente da un andamento parallelo se non divergente degli assi e da scorretti rapporti cranio/muso.

Quindi per concludere sulla testa, io direi che, in sintonia con i cinologi che sostengono essere la testa il carattere distintivo fondamentale di una razza, si può affermare è oggi il punto principale sul quale noi dobbiamo focalizzare la nostra attenzione, evitando però di commettere quegli errori che sono stati commessi in passato con il Mastino Napoletano, per cui di fatto sono stati selezionati e spinti avanti cani costituiti dalla sola testa e da costruzioni disastrate. Quindi difesa del tipo a oltranza, ma senza dimenticare le costruzioni, le armonie, le angolature e i movimenti.

Altro si potrà aggiungere in sede di discussione dopo che il dottor Bonetti ci avrà parlato dello standard.

Per concludere, devo dire che l’evoluzione della razza fino a questo momento si è focalizzata e deve tuttora focalizzarsi sulla difesa del tipo codificato dallo standard, senza ovviamente dimenticare che un cane come il Corso per avere successo, o meglio per mantenere il successo che sta avendo nel mondo deve essere anche strenuamente difeso sul piano morfologico-funzionale nonché su quello caratteriale.

Ma queste considerazioni saranno oggetto di altri interventi e potranno essere meglio puntualizzate in sede di discussione.


  • Dal Primo Convegno Tecnico-Scientifico sul Cane Corso, promosso dalla fondazione “Antonio Morsiani” e dalla S.A.C.C. a Bologna di Romagna (Ravenna) il 15 e il 16 febbraio 1997 e pubblicato sul Notiziario S.A.C.C. nell’agosto 1997.
  • Testo e immagini tratte da Monamì, n°3 Aprile 2003

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